X PUNTATA ANTHROPOS-IL CARNEVALE MARCHIGIANO DI POZZA/UMITO
Ospite della puntata: l’antropologo culturale Lorenzo Settimi
Il Carnevale di Pozza Umito Pito, risale al 1530.
In quella data infatti maestri comacini scesi a lavorare negli Appennini, dalla
Lombardia importarono la Maschera dello Zanni. Nel corso dei secoli lo zanni
lombardo, si è smembrato in tre filoni appenninici: abruzzese, reatino,
acquasantano. Come si evince il Carnevale di Pozza Umito Pito, è un grande
“acquisto” per il Carnevale Storico del Piceno. Questa nuova entrata infatti
rappresenta il Carnevale più antico delle Marche, dopo quello di Fano a sua
volta il più antico d’ Italia.
I PROTAGONISTI DEL CARNEVALE: gli Zanni di Pozza hanno un copricapo a punta (simile a quello, di Pulcinella) chiamato coccarda, da cui scendono tante strisce di carta variopinta (questo pluricromatismo, ci ricorda Arlecchino); inoltre, portano una spada di legno. Nel Gruppo, non mancano: il suonatore di organetto come quello del reatino, i personaggi dei Diavoli che ci ricordano sia Arlecchino che i rumori infernali degli Zanni reatini, i Carabinieri che acciuffavano i contadini rei di contravvenire al divieto di lavorare a Carnevale. Insieme all’antropologo culturale Lorenzo Settimi cercheremo di illustrarvi ,in questa X puntata di Anthropos ,le varietà tradizionali di questo variopinto carnevale marchigiano.
6 marzo 2012 | Nessun commento I PROTAGONISTI DEL CARNEVALE: gli Zanni di Pozza hanno un copricapo a punta (simile a quello, di Pulcinella) chiamato coccarda, da cui scendono tante strisce di carta variopinta (questo pluricromatismo, ci ricorda Arlecchino); inoltre, portano una spada di legno. Nel Gruppo, non mancano: il suonatore di organetto come quello del reatino, i personaggi dei Diavoli che ci ricordano sia Arlecchino che i rumori infernali degli Zanni reatini, i Carabinieri che acciuffavano i contadini rei di contravvenire al divieto di lavorare a Carnevale. Insieme all’antropologo culturale Lorenzo Settimi cercheremo di illustrarvi ,in questa X puntata di Anthropos ,le varietà tradizionali di questo variopinto carnevale marchigiano.
IX PUNTATA ANTHROPOS- LA BOLIVIA E LA COCA-
Conduce: l’antropologa Maria Vassileva
Ospite: l’antropologa/archeologa ambientale Eleonora Molea
Prima tra tutte, la cultura andina costituisce un
esempio di grande valore in termini di tutela dell’acqua come patrimonio
universale: in particolare la cosmovisione andina, ossia quell’insieme di
norme, tradizioni, credenze e valori che regolano la vita all’interno della
società dei popoli che storicamente si sono insediati nel difficile territorio
delle Ande, nell’America del Sud.
Nella cosmovisione andina il mondo viene immaginato come un’entità viva, una totalità che include ogni essere vivente: si tratta di uno spazio in cui non è contemplato il singolo, la parte separata. Tale concezione riflette la struttura della terra stessa, costituita dal suolo, dall’acqua, dall’aria, dagli uomini, dagli animali e dalle piante che formano un unico elemento. Ogni componente, poi, è animato: nulla è inerte nel mondo, la vita continua a riprodursi e a cessare in senso dinamico. Ad ogni elemento della natura è riservato un culto particolare, poiché la stessa natura è sacra. La madre terra è sacra, la cosiddetta pachamama, identificata con i campi coltivati e la fertilità del suolo. Sono sacri i monti, chiamati Apus o Achachilas, le stelle, il sole, la luna, le pietre, i morti, l’acqua, gli animali (come il lama) e le piante (come la coca).La cosmovisione andina è quindi costruita sulla relazione esistente tra l’uomo e la natura: il primo è parte integrante della seconda, da cui, insieme a tutti gli esseri dotati di vita, non può essere separato. La società si divide in ayllu, l’unità sociale all’interno della quale si sviluppano le relazioni di dialogo e di reciprocità tra gli esseri viventi, struttura che definisce i rapporti esistenti tra i diversi elementi che ne fanno parte. Nel mondo andino, pertanto, ogni essere vivente appartiene ad un gruppo, ad una collettività che garantisce un senso all’esistenza di ognuno: il singolo (e di conseguenza la comunità) ha necessariamente bisogno dell’altro per sopravvivere, poiché dialogo e reciprocità stanno alla base di tale società.
In Bolivia anche la Coca è un’entità sacra, protagonista della storia e della vita della sua gente.La Coca è stata fonte di salute, energia, benessere e sviluppo individuale e sociale fino a quando è stata rispettata e venerata nella sua dignità sacra: solo la Coca sacra può tornare ad essere la “chakaruna”, il ponte tra tutti i settori e le diversità del Pianeta . Questo e molto altro viene affrontato nella IX Puntata di Anthropos, ospite l’antropologa Eleonora Molea.
6 marzo 2012 | Nessun commento Nella cosmovisione andina il mondo viene immaginato come un’entità viva, una totalità che include ogni essere vivente: si tratta di uno spazio in cui non è contemplato il singolo, la parte separata. Tale concezione riflette la struttura della terra stessa, costituita dal suolo, dall’acqua, dall’aria, dagli uomini, dagli animali e dalle piante che formano un unico elemento. Ogni componente, poi, è animato: nulla è inerte nel mondo, la vita continua a riprodursi e a cessare in senso dinamico. Ad ogni elemento della natura è riservato un culto particolare, poiché la stessa natura è sacra. La madre terra è sacra, la cosiddetta pachamama, identificata con i campi coltivati e la fertilità del suolo. Sono sacri i monti, chiamati Apus o Achachilas, le stelle, il sole, la luna, le pietre, i morti, l’acqua, gli animali (come il lama) e le piante (come la coca).La cosmovisione andina è quindi costruita sulla relazione esistente tra l’uomo e la natura: il primo è parte integrante della seconda, da cui, insieme a tutti gli esseri dotati di vita, non può essere separato. La società si divide in ayllu, l’unità sociale all’interno della quale si sviluppano le relazioni di dialogo e di reciprocità tra gli esseri viventi, struttura che definisce i rapporti esistenti tra i diversi elementi che ne fanno parte. Nel mondo andino, pertanto, ogni essere vivente appartiene ad un gruppo, ad una collettività che garantisce un senso all’esistenza di ognuno: il singolo (e di conseguenza la comunità) ha necessariamente bisogno dell’altro per sopravvivere, poiché dialogo e reciprocità stanno alla base di tale società.
In Bolivia anche la Coca è un’entità sacra, protagonista della storia e della vita della sua gente.La Coca è stata fonte di salute, energia, benessere e sviluppo individuale e sociale fino a quando è stata rispettata e venerata nella sua dignità sacra: solo la Coca sacra può tornare ad essere la “chakaruna”, il ponte tra tutti i settori e le diversità del Pianeta . Questo e molto altro viene affrontato nella IX Puntata di Anthropos, ospite l’antropologa Eleonora Molea.
VIII PUNTATA ANTHROPOS-IL CARNEVALE SARDO-BARBARICINO
CONDUCE: MARIA VASSILEVA
OSPITE: VALENTINA DEL GRECO
Nel panorama del folklore sardo, il Carnevale
della Barbagia è attualmente la manifestazione forse più evidente delle usanze
arcaiche di questa isola. L’interesse verso i carnevali ancora in uso in
Barbagia è nato dalla constatazione che in questa regione, caratterizzata da un
certo isolamento geografico e culturale rispetto al resto dell’isola, si
possono riscontrare in maniera più evidente i legami dei fenomeni carnevaleschi
con le loro origini rituali e magico-religiosi risalenti ad un’epoca pagana.Nel
rito antico di ciò che oggi definiamo Carnevale Mamoiadino e, più in generale,
Barbaricino, l’uomo interpreta il divino nelle sue rappresentazioni forti naturali
attraverso la maschera. Il legno era espressione del divino e il divino si
confaceva al volto dell’uomo che ne indossava la maschera. Essa svolge un ruolo
di mediazione metamorfica tra l’uomo e il divino principio di potenza e
fertilità di cui é simbolo primordiale la protome dell’animale cornuto.
Maschera dell’animale aggiogato, della forza che l’uomo si propone di
governare, ma anche maschera del domatore, dell’aggiogatore. Maschera scura e
maschera chiara.
La trance, il passaggio che il rito richiama, ha inizio già dalla vestizione, dalla preparazione: la maschera di legno, la pelliccia, i campanacci che al minimo movimento preludono al frastuono cadenzato, ossessivo, del corteo bestiale.
In un tempo remoto era per la comunità pastorale e agricola sarda una necessità imprescindibile per la sua propria esistenza interpretare il divino e ingraziarlo. Oggi la riproduzione del rito in epoca di industria turistica pone la comunità Barbaricina e Sarda nella necessità di difenderlo e preservarlo nell’autentico spirito di antica radice culturale. Non relegandolo quindi ad episodicità folklorica paesana ma condividendo con altre espressioni analoghe di stessa matrice- seppur distanti nel contesto territoriale e nelle forme (Mamoiada, Samugheo, Orotelli, Ottana etc.) – la voglia di farlo vivere ancora tutto nel suo mistero (non dando adito quindi all’ esigenza tutta moderna di analisi definitorie su vari pseudo-accertamenti storico-scientifici delle sue radici. In questa VIII puntata di ANTHROPOS Maria Vassileva e la sua ospite, Valentina Del Greco, vorranno condurvi in questo universo tradizionale ,ricco non solo di cultura ,ma soprattutto di una vasta gamma di curiosità tipicamente sarde.
6 marzo 2012 | Nessun commento La trance, il passaggio che il rito richiama, ha inizio già dalla vestizione, dalla preparazione: la maschera di legno, la pelliccia, i campanacci che al minimo movimento preludono al frastuono cadenzato, ossessivo, del corteo bestiale.
In un tempo remoto era per la comunità pastorale e agricola sarda una necessità imprescindibile per la sua propria esistenza interpretare il divino e ingraziarlo. Oggi la riproduzione del rito in epoca di industria turistica pone la comunità Barbaricina e Sarda nella necessità di difenderlo e preservarlo nell’autentico spirito di antica radice culturale. Non relegandolo quindi ad episodicità folklorica paesana ma condividendo con altre espressioni analoghe di stessa matrice- seppur distanti nel contesto territoriale e nelle forme (Mamoiada, Samugheo, Orotelli, Ottana etc.) – la voglia di farlo vivere ancora tutto nel suo mistero (non dando adito quindi all’ esigenza tutta moderna di analisi definitorie su vari pseudo-accertamenti storico-scientifici delle sue radici. In questa VIII puntata di ANTHROPOS Maria Vassileva e la sua ospite, Valentina Del Greco, vorranno condurvi in questo universo tradizionale ,ricco non solo di cultura ,ma soprattutto di una vasta gamma di curiosità tipicamente sarde.
ANTHROPOS SECONDA STAGIONE
Non solo il bel mare o la storia
dei nuraghi, ma soprattutto le bellezze meno note necessitano di un’opera di
valorizzazione che punta sull’unicità che la Sardegna vanta. Dedicare un video
al carnevale isolano significa immergersi in una dimensione tribale che
affascina chi non conosce i Mamuthones assieme a quanti, pur avendo già visto
questa maschera, vengono rapiti dal mistero che avvolge le sue origini. Il
taglio volutamente veloce e dinamico del documentario non tralascia di mostrare
il dettaglio di ogni costume. Dalla Filonzana ai Thurpos di Orotelli: tutti con
pari dignità rappresentano una parte di Sardegna. Luoghi, costumi e suoni sono
l’elemento che marcatamente caratterizza il video sul carnevale sardo dove il
rumore ritmico dei campanacci si mescola al mormorio delle persone, rotto dai
lamenti dei Boes inseguiti e addomesticati dai Merdules. Orotelli si anima per
ricevere i principali costumi del carnevale sardo.
28 gennaio 2012 | Nessun commento V Puntata ANTHROPOS- L’UOMO E IL CIBO
V Puntata ANTHROPOS- l’Uomo e il Cibo- by maria.vassilevaCONDUCE: Maria Vassileva
OSPITE: La ricercatrice Alessia Angelo
SIAMO CIO’ CHE MANGIAMO?
Antropologia dell’alimentazione! La complessità dell’attuale paesaggio del cibo
nel mondo occidentale è ciò che emerge attraverso la presentazione di alcune
riflessioni teoriche insieme ai risultati di ricerche empiriche. Appare
evidente che il cibo è cultura, è storia, è geografia, e che al di là delle
mere logiche nutrizionali tutti noi utilizziamo il cibo per motivi sociali,
culturali e simbolici complessi, profondi, radicati nelle civiltà si può dire
da sempre.Insieme alla ricercatrice Alessia Angelo sveleremo il tema del culto
del pane in Sicilia.
27 dicembre 2011 | Nessun commento
IV Puntata Anthropos: L’UOMO E L'AMBIENTE
CONDUCE : L’ANTROPOLOGA MARIA VASSILEVA
INTERVENTO DELL’ANTROPOLOGO URBANISTA ANGELO ROMANO
Con l’inizio del nuovo
millennio, l’impatto dell’uomo sull’ambiente è sempre più evidente e diffuso.
Quasi il 40% della superficie terrestre è ormai adibito ad agricoltura e a
pascolo permanente, e metà delle foreste tropicali sono state distrutte o
danneggiate. Interi ecosistemi di acqua dolce e salata sono stati profondamente
degradati da scarichi chimici, dallo scarico di liquami e da perdite di
petrolio.”E’ ora di capire che le questioni ambientali rappresentano ormai il
principale problema di sicurezza che ci troveremo ad affrontare nei primi anni
del XXI° secolo.
Alla base del problema VI è la rapida crescita della popolazione(un dato recente è che siamo arrivati a 7 miliardi di abitanti sul pianeta terra) e lo stile di vita insostenibile e consumistico che alcuni di noi scelgono di adottare.
Ad ANTHROPOS affrontiamo una delle tematiche che riguardano l’uomo da sempre: come l’uomo modifica il paesaggio circostante, perchè manipolare l’ambiente, quali conseguenze avremo, quali sono le città del futuro.
Alla base del problema VI è la rapida crescita della popolazione(un dato recente è che siamo arrivati a 7 miliardi di abitanti sul pianeta terra) e lo stile di vita insostenibile e consumistico che alcuni di noi scelgono di adottare.
Ad ANTHROPOS affrontiamo una delle tematiche che riguardano l’uomo da sempre: come l’uomo modifica il paesaggio circostante, perchè manipolare l’ambiente, quali conseguenze avremo, quali sono le città del futuro.
21 dicembre 2011 | Nessun commento
VII PUNTATA ANTHROPOS: L’UOMO E L'EROS
VII Puntata ANTHROPOS- L’UOMO e L’EROS- il fenomeno BDSM by maria.vassilevaCONDUTTRICE DI ANTHROPOS :L’ANTROPOLOGA MARIA VASSILEVA
INTERVENTO VII PUNTATA: L’ANTROPOLOGA CULTURALE NICOLETTA LANDI
Siamo alla VII puntata e il tema ruota intorno
alla ritualità del sesso:
L’eros è la potenza primordiale che domina l’uomo.Il sesso può essere considerato come una risorsa da utilizzare per strategie di alleanza. Cercheremo di mostrare come il sesso è considerato una costruzione sociale,poiche lo scambio sessuale è una norma sociale. Anche la dimensione produttiva, quella religiosa e simbolica sono strutturate in una società secondo la differenza sessuale. L’analisi delle differenze psicologiche e sociali fra ruoli maschili e ruoli femminili riscontrate in diverse culture, permette di comprendere la molteplicità dei meccanismi di limitazione ed elaborazione culturale del sesso e il valore diverso che ha nelle culture differenti. Per mezzo di una ricerca antropologica indagheremo il fenomeno BDSM, con Nicoletta Landi, antropologa culturale.
L’eros è la potenza primordiale che domina l’uomo.Il sesso può essere considerato come una risorsa da utilizzare per strategie di alleanza. Cercheremo di mostrare come il sesso è considerato una costruzione sociale,poiche lo scambio sessuale è una norma sociale. Anche la dimensione produttiva, quella religiosa e simbolica sono strutturate in una società secondo la differenza sessuale. L’analisi delle differenze psicologiche e sociali fra ruoli maschili e ruoli femminili riscontrate in diverse culture, permette di comprendere la molteplicità dei meccanismi di limitazione ed elaborazione culturale del sesso e il valore diverso che ha nelle culture differenti. Per mezzo di una ricerca antropologica indagheremo il fenomeno BDSM, con Nicoletta Landi, antropologa culturale.
Bondage Dominazione
Sadismo Masochismo
E ora cerchiamo di capire cosa significhi tutto
questo.
QUESTIONE DI ISTINTO
QUESTIONE DI ISTINTO
La B di Bdsm sta per bondage, che in inglese
significa ‘legame’, proprio nel senso di corde e nodi. Vuol dire anche
‘costrizione’, ed evoca immagini di manette e corsetti mozzafiato. Infine
significa ancora ‘legame’, inteso però come rapporto fra due individui
differenti che si
trovano uniti in qualcosa di comune. La traduzione italiana ‘schiavitù’ raccoglie le tre sfaccettature di questo vocabolo per indicare un gioco erotico che è la forma più concreta ed estrema del «fammi tutto quel che vuoi» sussurrato dagli innamorati.
Anche D, cioè dominazione, si riferisce al piacere – in questo caso più cerebrale – di lasciarsi guidare nelle proprie esperienze, emozioni e sensazioni dalla volontà del partner. È quello che accade in qualsiasi rapporto sessuale, ma nel Bdsm il gioco può uscire dalla camera da letto per movimentare e rendere speciale qualunque momento della vita
quotidiana.Il sadismo della S, de Sade = Sadico = Criminale, infliggere sofferenza fisica e M,come masochismo, provocare dolore psico-fisico.Consensuale è il punto-chiave che differenzia il Bdsm dagli eccessi di certi fumettacci di serie Z e dal sadomasochismo inteso in senso clini-co-forense. Questo vocabolo significa: «Va bene qualunque cosa, purché
si sia tutti d’accordo». È importante però ricordare che perché questo avvenga bisogna aver capito bene le regole del gioco e che, se qualcuno cambia improvvisamente idea, bisogna interrompere all’istante qualsiasi cosa si stia facendo. Parlando di dominazione, umiliazioni e torture si potrebbe facilmente immaginare una situazione di tipo competitivo: il partner in posizione dominante (che in gergo viene abbreviato in «Dom», con la maiuscola) impegnato a spezzare le resistenze di quello sottomesso (di solito chiamato «sub», con la minuscola) che fa il possibile per non cedere. Nella realtà del Bdsm questo tipo di scenario può esistere, ma rappresenta una rarissima eccezione: una variante di gioco anomala. Cercheremo di svelare questo e molto altro, nella puntata si parlerà anche di corporalità, di erotismo estremo e di come il sesso altro non è se non un invenzione sociale.
trovano uniti in qualcosa di comune. La traduzione italiana ‘schiavitù’ raccoglie le tre sfaccettature di questo vocabolo per indicare un gioco erotico che è la forma più concreta ed estrema del «fammi tutto quel che vuoi» sussurrato dagli innamorati.
Anche D, cioè dominazione, si riferisce al piacere – in questo caso più cerebrale – di lasciarsi guidare nelle proprie esperienze, emozioni e sensazioni dalla volontà del partner. È quello che accade in qualsiasi rapporto sessuale, ma nel Bdsm il gioco può uscire dalla camera da letto per movimentare e rendere speciale qualunque momento della vita
quotidiana.Il sadismo della S, de Sade = Sadico = Criminale, infliggere sofferenza fisica e M,come masochismo, provocare dolore psico-fisico.Consensuale è il punto-chiave che differenzia il Bdsm dagli eccessi di certi fumettacci di serie Z e dal sadomasochismo inteso in senso clini-co-forense. Questo vocabolo significa: «Va bene qualunque cosa, purché
si sia tutti d’accordo». È importante però ricordare che perché questo avvenga bisogna aver capito bene le regole del gioco e che, se qualcuno cambia improvvisamente idea, bisogna interrompere all’istante qualsiasi cosa si stia facendo. Parlando di dominazione, umiliazioni e torture si potrebbe facilmente immaginare una situazione di tipo competitivo: il partner in posizione dominante (che in gergo viene abbreviato in «Dom», con la maiuscola) impegnato a spezzare le resistenze di quello sottomesso (di solito chiamato «sub», con la minuscola) che fa il possibile per non cedere. Nella realtà del Bdsm questo tipo di scenario può esistere, ma rappresenta una rarissima eccezione: una variante di gioco anomala. Cercheremo di svelare questo e molto altro, nella puntata si parlerà anche di corporalità, di erotismo estremo e di come il sesso altro non è se non un invenzione sociale.
Martedì 13.12.2011 ore 17 su Alma Radio
20 dicembre 2011 | Nessun commento
VI PUNTATA ANTHROPOS -L’UOMO CHE MIGRA-
CONDUCE: L’ANTROPOLOGA MARIA VASSILEVA
INTERVENTO DELL’ANTROPOLOGA DEBORA CIANCIO
La specie umana, nella sua lunga storia iniziata
alcuni milioni di anni fa con le forme primitive di Homo habilis e Homo
erectus, ha sempre manifestato una forte propensione alla migrazione, a
spostarsi cioè dai luoghi di origine per andare alla ricerca di nuovi
territori. L’uomo, non essendo una monade solitaria e spaesata, necessita di
relazioni con l’ambiente e con altri uomini, con una lingua e con una storia
comune per trovare una definizione di sé, una propria identità. Le migrazioni,
generate sia da fattori biologici sia da fattori culturali, hanno prodotto esse
stesse effetti culturali e soprattutto biologici smussando le differenze
genetiche fino a portare alla formazione di un’unica specie umana su tutto il
pianeta. Possiamo quindi affermare che sono state le grandi migrazioni dell’antichità
ad omogeneizzare la nostra specie e, in una certa misura, anche ad accelerare
l’organizzazione sociale,alla creazione delle civiltà.
In questa puntata offronterò temi quali: perchè l’uomo migra, chi è lo straniero, da quale punto di vista viene considerato l’immigrato, immigrato/emigrato, il rifiugiato
Martedì 6/12/2011 In questa puntata offronterò temi quali: perchè l’uomo migra, chi è lo straniero, da quale punto di vista viene considerato l’immigrato, immigrato/emigrato, il rifiugiato
14 dicembre 2011 | Nessun commento
SECONDA PUNTATA ANTHROPOS-IL Culto della Santa Muerte-
Immaginate di trovarvi in un luogo sacro, in un santuario dove tutto ciò che vi circonda suggerisce una forte presenza ultraterrena, amata, venerata e temuta, alla quale si offrono doni, si fanno richieste di varia natura, per buon lavoro, di avere salute, di guadagnare soldi e prosperità e le si dedicano preghiere e offerte in cambio di protezione. Qui la Santain questione non ha niente a che vedere con quelle cristiane e non ci troviamo in una chiesa ma nel santuario di Sant’Ana Chupitiro, in un piccolo villaggio nelle vicinanze di Patzcuarò, Messico: qui la devozione è rivolta alla “Santa Muerte”. Chiamata anche la Niña Blanca,la Protectora,la Madrecita, La señora fautrice di miracoli.
Ci troviamo in Messico, nello stato del Michoacàn,
questa zona agricola, situata tra grandi montagne e laghi e che è stata segnata
dalla infaticabile opera di evangelizzazione dei missionari francescani,
agostiniani e di altri ordini religiosi cosa che, alleata col temperamento
‘forte’ dei suoi abitanti, avvezzi all’inclemenza del clima, alla fatica e a
causa della relativa lontananza dalle grandi città, aveva dato vita a una delle
regioni più fortemente cattoliche del Messico e forse dell’America Latina. Il
Bajío – cioè l’insieme formato dagli Stati di Jalisco, Aguas Calientes,
Guanajuato, Querétaroy e Michoacán – è la zona che più martiri ha dato alla
Chiesa Cattolica nell’America del secolo XX e rimane ancor oggi un vivaio di
vocazioni religiose.
Seconda puntata ANTHROPOS- Il Culto della Santa Muerte- by Alma-Anthropos
18 novembre 2011 | Nessun commento
Terza Puntata ANTHROPOS -LA PROFESSIONE DELL'ANTROPOLOGO-
Terza puntata di ANTHROPOS -La professione dell’antropologo- by Alma-Anthropos
CONDUCE L’ANTROPOLOGA MARIA VASSILEVA
INTERVENTO AD ANTHROPOS L’ANTROPOLOGO FISICO MORENO TIZIANI
L’antropologia è la scienza che studia l’uomo.
Questo essere ugualmente diverso che vive in ogni luogo del pianeta terra,
nasce, cresce e muore, ugualmente in ogni angolo, in quello più gelido come in
quello più temperato.
Perché studiare l’uomo, perché studiare antropologia?
Perché l’antropologia studia l’uomo che produce cultura, e la cultura è alla base di qualunque tipo di società, anche – naturalmente – della nostra. In questo periodo di provvedimenti volti a tagliare i fondi alla cultura, l’antropologo si trova nella situazione di non avere riconosciuta la propria professione, di essere sminuito in quanto studioso di niente. Ma la cultura non è un peso, non è il superfluo studio del niente, la cultura è fonte di ricchezza e crescita non solo intellettuale, ma anche economia.
In questa puntata parlerò della Professione dell’Antropologo, chi è, che cosa fa e soprattutto perche studiare antropologia oggi. Inoltre daremo consigli pratici sul percorso degli studi antropologici, la differenza tra antropologia cutlurale e fisica, affronteremo il tema della razza umana e dell’evoluzione dell’uomo.
Perché studiare l’uomo, perché studiare antropologia?
Perché l’antropologia studia l’uomo che produce cultura, e la cultura è alla base di qualunque tipo di società, anche – naturalmente – della nostra. In questo periodo di provvedimenti volti a tagliare i fondi alla cultura, l’antropologo si trova nella situazione di non avere riconosciuta la propria professione, di essere sminuito in quanto studioso di niente. Ma la cultura non è un peso, non è il superfluo studio del niente, la cultura è fonte di ricchezza e crescita non solo intellettuale, ma anche economia.
In questa puntata parlerò della Professione dell’Antropologo, chi è, che cosa fa e soprattutto perche studiare antropologia oggi. Inoltre daremo consigli pratici sul percorso degli studi antropologici, la differenza tra antropologia cutlurale e fisica, affronteremo il tema della razza umana e dell’evoluzione dell’uomo.
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