lunedì 30 giugno 2014

IL VIAGGIO TRA GLI DEI AFRICANI/STREGONERIA EWE




La magia è l’arte di dominare e sfruttare le forze occulte della natura a scopo benefico o malefico (in quest’ultima accezione è chiamata anche stregoneria). Nelle società primitive l’insieme delle credenze e delle pratiche magiche faceva parte della cultura dominante, nelle società moderne la magia ha perduto gradualmente importanza, ma non è scomparsa, come testimonia la sopravvivenza di diffusi rituali magici e superstizioni popolari, nonché il floridissimo commercio di amuleti e fatture di cui sovente si è perso il significato originario.

Ladri di ombre
In Africa la stregoneria riveste ancora, a livello sociale, un’importanza devastante: essa influenza gli atteggiamenti delle persone, condiziona la vita della comunità, arriva persino a stravolgere la logica degli eventi quotidiani. Il potere oscuro della stregoneria africana si fa dirompente al calare della notte, quando villaggi e quartieri cittadini vengono inghiottiti dal buio. Trovarsi soli, senza difese, attorniati dalle tenebre è un’esperienza pericolosa che può rivelarsi fatale. Specie se si vive tra il Togo e il Benin. Qui, secondo le credenze popolari, alcuni stregoni si nascondono tra gli alberi della foresta o in prossimità degli incroci, al solo scopo di catturare le “ombre” delle persone. Racconta lo studioso J. Frazer: «In certe parti dell’Africa occidentale gli stregoni passano tutto il loro tempo a mettere trappole per acchiappare le anime che vanno errando durante il sonno, lontano dal corpo; quando ne hanno presa una, la legano sopra il fuoco e, mentre questa raggrinzisce al calore, il possessore si ammala. Questo non si fa per rancore, ma semplicemente per affari. Allo stregone non importa a chi appartenga l’anima che ha catturato, ed è pronto a restituirla dietro pagamento».
I feticci sono oggetti di vario tipo usati per pratiche magiche, dalle sculture in legno e ceramica, a potenti mix di sostanze che possono comprendere ossa, capelli, denti, pelli di animali, sangue mestruale…

I giustizieri della notte
Nell’oscurità non si celano solo stregoni, anime erranti e spiriti malvagi. Ad animare le lunghe notti africane ci sono anche gli Zangbeto (letteralmente “cacciatori della notte”), figure mascherate coperte di paglia. Veri e propri poliziotti notturni, essi pattugliano i villaggi e attraversano le vie deserte, sfiorando con le loro vesti fruscianti le abitazioni, nelle quali la gente si rintana impaurita. Questi severi giudici soprannaturali arrivano davanti alla case delle persone accusate di comportamenti devianti che hanno rotto l’equilibrio sociale e turbato l’armonia della comunità. Il nome del colpevole viene scandito con voce roca e viene indicata l’ammenda da pagare in riparazione della sua colpa (furto, adulterio, frode, sacrilegio, ecc.). In caso di disobbedienza all’intimazione, di recidiva oppure di reati più gravi, il colpevole viene allora ucciso sul posto dai cacciatori della notte. Le società segrete degli Zangbeto sono assai numerose in Benin, sulla fascia costiera compresa tra i fiumi Oueme e Mono. Nella città di Porto Novo sono state messe fuorilegge per alcuni anni perché, a causa del loro zelo eccessivo nella tutela dell’ordine sociale, avevano seminato il terrore e ucciso molti innocenti.

Morti cattivi
Stregoneria e morte sono legate da un filo invisibile ma onnipresente. In Africa il decesso di una persona non è mai casuale: vi si vede sempre la mano occulta di uno stregone. Un esempio tra i tanti possibili: per il popolo Ewe (diffuso tra il Togo e il Ghana) esistono “morti buone” e “morti cattive”. Dipende dai casi: solitamente l’anima dei defunti abbandona la terra e torna nel mondo dell’origine. Ma ci sono alcuni tragici casi in cui - dopo la morte del corpo - gli antenati vietano all'anima di raggiungere l’aldilà. Gli africani francofoni li chiamano i mauvais morts, i “morti cattivi” perché dannosi per la comunità. Sono i morti giovani, pieni di energia vitale, deceduti per cause violente, suicidi o malattie contagiose (considerate punizioni divine). Fanno parte di questa categoria anche i criminali impiccati, gli stregoni, gli schiavi e i prigionieri di guerra che non hanno potuto avere funerali tradizionali. Nessuno di loro ha i documenti in regola per il ritorno nell'aldilà e le loro anime, diventate erranti, compaiono, imploranti o minacciose, nei sogni dei viventi e li tormentano con malattie e possessioni.

Le maledizioni
Nelle grandi feste rituali, gli Ewe sgozzano un porcellino il cui sangue sfama queste anime senza pace. Ma ciò può non bastare per proteggere la comunità dagli spiriti delle tenebre. Infatti alcune anime maligne, desiderose di vendetta, formano perfide bande ed entrano al servizio degli stregoni che si servono del loro tremendo potere malefico per fini distruttivi. Si dice che essi possano impadronirsi del principio vitale di un nemico grazie al semplice fatto di toccargli la testa; che essi mangino la carne umana trasformandola in carne di porco; che essi si servano di gufi, piccioni e gatti come intermediari tra loro e le loro vittime; che la loro vita, pertanto, dipenda da quella di questi animali… Cose serie altrochè: nell’Africa che si affaccia sul Golfo di Guinea la stregoneria è un argomento su cui non si scherza. Gli stregoni sono visti come portatori di morte, malattie e miseria. Ogni sorta di sventura e disgrazia è attribuita ai loro oscuri poteri. Essi conosco diversi metodi per ferire, far soffrire o addirittura uccidere una persona attraverso la magia. Possono agitare o lanciare un bastone in direzione della vittima, pronunciandone il nome ad alta voce e aggiungendo una maledizione appropriata. Possono procurarsi un oggetto personale di proprietà del “nemico” e metterlo in una bara accanto a un cadavere. Oppure possono fabbricare delle bambole “simboliche” e trapassarne il cuore con uno spillone.

Amuleti protettivi
Secondo le tradizioni africane, per proteggersi da questi malefici, è opportuno procurarsi un amuleto difensivo. Il bo è un feticcio, cioè un oggetto che contiene un potere soprannaturale, che può essere facilmente trasportato e occultato dentro gli abiti o indossato sotto forma di pendaglio (in questo caso viene chiamato gri-gri nell’Africa francofona e ju-ju in quella anglofona). Quello che importa nel bo sono i suoi componenti, avvolti in panni di colore diverso, cuciti in sacchetti di pelle, infilati in contenitori, o impastati in statuette fatte con farina, uova e sangue. Gli ingredienti del feticcio hanno un’importante funzione simbolica: punte di ferro o pallottole denotano un proposito aggressivo, denti di cadavere il desiderio di “azzannare” il nemico con la malattia, pezzi di ceramica o di vetro la volontà di fare a pezzi qualcuno, le spine quella di far soffrire, la catena il desiderio di paralizzare e sottomettere, pezzi di pelle e di ossa di un animale l’intenzione di appropriarsi delle caratteristiche dello stesso (coraggio, ferocia, velocità, furbizia, agilità...). Il proprietario del bo è l’unico in grado di “accenderlo” con la formula magica e di attivarlo a comando. Senza il suo segretissimo “Apriti Sesamo”, il bo è spento e inerte. Con la morte del proprietario, il bo non funziona più: è una batteria esaurita che nessuno può più ricaricare. La sua vita è finita: il feticcio viene velocemente interrato in modo che l’eventuale efficacia residua dei suoi componenti, come gli acidi di una batteria scarica, si diluisca senza danno nella rovente terra africana.

Ricette mortali
Non tutti i feticci servono a proteggersi dalle forze occulte; alcuni sono confezionati al solo scopo di procurare del male da un nemico. Il Tsakatu è uno dei più temuti e potenti feticci malefici diffusi in Africa occidentale: uccide a distanza e non sbaglia mai un colpo. Per fabbricarlo si prendono: una bottiglia vuota di gin o di altro liquore, 14 aghi, 14 ami, 14 palle di fucile, 14 denti di cadavere, 7 piccoli pezzi di ferro di un vecchio fucile, sette pezzi di un piatto di terracotta, sette schegge di una bottiglia rotta e un frammento di costola umana. Lo stregone ci sputa sopra del pepe di Guinea e pronuncia una frase rituale. Quindi versa dell’alcol e cosparge sugli ingredienti il sangue di una capra e di un gallo appena sgozzati. Infine introduce il tutto dentro una bottiglia, che viene aperta e puntata contro la persona da uccidere. L’infelice cade immediatamente a terra, perdendo sangue dal naso. Solo l’intervento di un buon stregone potrà evitare che la vittima muoia per una copiosa emorragia interna, con le viscere dilaniate dagli oggetti sparati dalla bottiglia, entrati nel suo corpo senza scalfire la pelle.

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